Morte Mario Cerciello Rega, sul carabiniere ucciso a Roma restano dubbi legati all’operazione. Le informazioni emerse dalla conferenza stampa.
La conferenza stampa sulla morte di Mario Cerciello Rega, il carabiniere ucciso a Roma, non ha dissipato tutte le ombre sulla triste vicenda.
Il resoconto del comandante provinciale dell’Arma sicuramente ha fatto luce su molti aspetti che sembravano inspiegabili. Ma non tutti i nodi sono stati sciolti.
Resta ad esempio da capire perché il vice brigadiere fosse sul campo in un’operazione riconosciuta dalla sua caserma ma senza l’arma d’ordinanza.
Carabiniere ucciso a Roma, il Procuratore: “Punti oscuri sulla morte di Mario Rega”
In occasione della conferenza stampa il Procuratore Michele Prestipino ha ammesso che sulla vicenda ci sono ancora dei punti oscuri su cui bisogna fare chiarezza.
Lo zaino di Brugiatelli
Uno dei punti interrogativi riguarda il contenuto dello zaino nero di Brugiatelli, il mediatore nella vendita di droga tra gli spacciatori e i ragazzi americani. Nel verbale, oltre ad alcuni oggetti, viene riportata la formula omissis, secondo la versione ufficiale per evitare di inserire nel verbale oggetti non rilevanti.
Lo svolgimento dell’operazione
Anche su Cerciello restano alcuni interrogativi da sciogliere. Il vice brigadiere, nella ricostruzione ufficiale, si trovava in zona Trastevere insieme con Varriale, collega e amico.
Alle 2,10 sul cellulare di Rega arriva la comunicazione della Centrale che invia i due carabinieri in borghese sul luogo dello scambio tra Brugiatelli e i due ragazzi americani. “Non è corretto dire che fosse in caserma quella sera“, ammette il comandante provinciale dei carabinieri Gargaro. Forse per questo motivo il vice brigadiere per tutta la serata gira disarmato, con la sua arma di ordinanza che sarà ritrovata custodita sotto chiave nel suo armadietto.
Non è da escludere che Rega non abbia pensato a prendere l’arma di ordinanza perché impegnato in un’operazione che nella zona di Trastevere è sostanzialmente di routine.